Che giri fanno due vite per Andrea Satta. Il presente e il futuro all’insegna del calcio e dello sport

Sono rimasto colpito dalla maturità di Andrea Satta. Perché essere capace, a 27 anni, di scrivere in parallelo due vite come la sua, non è semplice. Ma Andrea è forte proprio per questo, perché è in grado di restare in piedi sull’onda e surfare senza paura, tra un presente calcistico fatto di Budoni, la squadra che domina il campionato di Eccellenza, e l’aspirazione di crearsi un futuro nello sport in un ruolo diverso.

Posso chiederle che sensazione prova a giocare ogni domenica, pensando di doversi destreggiare in un’eterna lotta alla leadership con il Latte Dolce? 

È stressante quanto stimolante, e vuoi o non vuoi le cose sono strettamente collegate l’una con l’altra tramite una cosa, ossia il risultato. Non puoi mai sbagliare mai, devi sempre vincere, non puoi concederti nessun passo falso, niente di niente e si sa, nel calcio esistono gli episodi negativi che possono condizionare una gara ed a questo punto condizionano un campionato intero. È bellissimo da amante di questo sport dover vincere perché in fondo nessuno gioca per partecipare. Si gioca per vincere, quindi quella linea sottile tra stress e stimolo è fondamentalmente totale goduria.

La pressione la subisce o la stimola?

C’è pressione, non si può negare, ad ogni livello esiste pressione però è anche vero che c’è tanta consapevolezza di essere davvero forti ed ora che siamo di nuovo davanti a loro dipende solo da noi. È semplice, nove finali, nove vittorie, è tutto nelle nostre mani. Può succedere di tutto, si gioca partita per partita e a fine gara si guarda il risultato avversario.

Le posso chiedere che spazio ha il calcio nel suo presente?

Al momento io non sto lavorando, ho scelto Budoni quest’estate per una questione legata anche allo studio. Il calcio ad oggi lo vivo con la stessa passione di sempre. Vivo per questo sport, ma inizio ad avere 27 anni e gli infortuni che ho avuto mi hanno portato un po’ sulla strada della realtà, aprendomi gli occhi sul futuro. Mi sono laureato la scorsa estate in Scienze Motorie e Sportive. Ho deciso di seguire una scuola di massaggio sportivo sempre in estate e poi, vedendo quanto mi piacesse il settore ho deciso di cercare un titolo diciamo un po’ più “valido” ed allora mi sono iscritto a Perugia in una scuola professionale dove studio massofisioterapia. Una volta finita la scuola mi piacerebbe aprire un piccolo studio e rimanere sempre nell’ambito sportivo, allenamento e terapia, perché è la mia vita. Mi stimola e mi piace.

Cosa si aspetta da qui ai prossimi cinque anni per la carriera calcistica?

Mi sono ridimensionato rispetto a qualche stagione fa. Sto pensando più ad un mio futuro lavorativo al di là del calcio. Prima sognavo il professionismo, ora penso a spremermi in questi anni per avere il più possibile dei benefici. Non posso negarti che è un dispiacere pensarlo, perché chiunque di noi ha sognato di campare giocando a calcio ad alti livelli, ma poi bisogna sempre fare i conti con la realtà; non ho nessun rimpianto se non magari quello di non averci creduto abbastanza quando ho avuto qualche occasione per fare il salto nei pro. Ma se è andata così voleva dire che doveva andare così ed io sono contentissimo di ciò che ho fatto e sto facendo. Non mi aspetto niente, mi aspetto di avere sempre tanta passione e determinazione, perché è quella che ci porta avanti in questo mondo “dilettante”.

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