Beautiful killer. You can call my name and I’ll be Riccardo Daga

Abituarsi a Riccardo è un rischio, è un conflitto interiore costante. Perché poi credere che sia sempre una domenica con uno come Daga è illusorio. Perché altrove questo Riccardo non c’è. Non mi fraintendano gli altri portieri, che amo e stimo, e molti di loro lo sanno. Daga oggi è semplicemente un’altra cosa: è un avatar di sé stesso, costruito come Robocop per procedere spedito verso una meta che non ha nome. Sappiamo solo che è direzionato e direzionabile. Un portiere non ha nulla tra i guantoni. Daga ha un fucile pieno di proiettili perché è un giocatore costruito con il cosiddetto killer instinct, e di quell’istinto ne ha da vendere. Ci telefoniamo all’alba dopo una vittoria contro l’Ossese che fanno male, perché una prova così ti frusta l’animo e le certezze. O meglio, apre nell’Iglesias una porta, che è quella di un fiume di entusiasmo e di entusiasti. Lo capisci quando, nell’assoluta timidezza, li vedi fare un video a fine gara. Un po’ poco abituati, un po’ impacciati. Riccardo si tuffa sul lettino del fisio con un urlo liberatorio, Hundt che è un animale da palcoscenico ci sale addirittura sopra, Illario arranca con il suo essere sempre un Segretario di Stato del calcio, ma poi si lascia andare. Riccardo trascina tutti domenica ed è il top player del momento di quest’Iglesias:

“Sono carico, è vero. Per me non è stato un anno facile. Oggi ho voglia di parlare, di espormi. Mi piace che si racconti meglio il calcio, che non è solo fatto di vittorie, sconfitte e momenti di festa. È tanto altro”

Ora ad Iglesias è il momento della festa. Perché è qui oggi Daga?

“Per due motivi. La forte motivazione a concludere il campionato nel migliore dei modi, dopo che la società a gennaio mi ha presentato un bel progetto del quale ho scelto di fare parte. Il secondo è perché qui ho ritrovato la voglia di divertirmi, sorridere e vivere di emozioni, facendo semplicemente una delle cose che so fare meglio, ovvero il mio lavoro di calciatore”

In tanti parlate della perdita delle certezze, ma soprattutto di periodi complicati. 

“Non stavo passando un grande periodo fuori. Mi è mancata la Sardegna, gli amici, il calcio che ho vissuto giocando qui. Spesso mi sono sentito un numero, una pedina all’interno di un business. Ho smesso di divertirmi e ad un certo punto ho espresso ad Alessia, la mia compagna, il desiderio di tornare a casa nostra”

Ad Iglesias ha trovato le porte spalancate. E un castello da ricostruire.

“Davanti ho trovato Samuele (Guddo n.d.r.) che stava facendo molto bene. Ho capito che per giocare avrei dovuto tornare a spingere tanto, a lavorare con costanza. Andando avanti, mi è stata data la possibilità di giocare, e ho preso l’occasione. Da tre partite sto giocando e sto dando il massimo per un gruppo fantastico e per una società che mi ha fatto sentire a casa”

Domenica qualcuno l’ha definita una sorta di cyborg dei pali.

“Ho finito la partita e la prima cosa che ho pensato è il prossimo impegno. Dobbiamo andare avanti, non pensare a ciò che ci lasciamo dietro, ma a quello che c’è oltre. Facendo meglio ogni domenica che passa”

Di ritorno dalla gara con l’Ossese viene fuori una foto. Ci siete, lei, Isaia e Porru. Continui lei.

“Isa è un amico, e ripeto, fa parte di un gruppo che mi ha accolto nel migliore dei modi e che sento vicino e ho sentito accanto sin dal primo allenamento. Devo spendere due parole per Fabio, che per me è un fratello, è il miglior amico e compagno che potessi trovare. È lui che chiamo ogni giorno, è lui la persona con cui condivido molto di me stesso ed è lui che mi motivava quando non giocavo. È un bravo zio, mio figlio Leonardo lo ama. Vorrei aggiungere un pensiero su un’altra persona”

La prego.

“Ho ritrovato anche Pitza (Mattia Pitzalis n.d.r.) in quest’avventura all’Iglesias. Io, lui e Fabio, siamo cresciuti assieme al Cagliari e ritrovare entrambi per me è stato un grosso valore aggiunto. Ecco, mi piacerebbe giocare un eventuale proseguimento assieme con Fabio e Mattia”

Poi c’è Alessia.

“Che mi ha cambiato la vita con Leonardo. Mi è sempre stata accanto, mi ha regalato la gioia di diventare papà. Insieme siamo perfetti e nonostante con la nascita di un figlio, si riequilibra tutto, lei è stata bravissima nel far combaciare tutta la nostra vita con i cambi annessi. Sono fortunato anche nell’avere una famiglia accanto che mi ha sempre appoggiato. Devo dire che tutto questo fa tanto a chi fa il mio lavoro”

Cosa c’è dopo?

“Stiamo talmente bene assieme con i ragazzi che non pensiamo al resto. Voglio solo continuare ad avere costanza e perseverare in quello che sto già facendo. Se mi chiede cosa c’è dopo, le dico che per me c’è la partita contro Calangianus. E poi il prossimo impegno e quello ancora. Tutti importanti”