MA COME NON TI ACCORGI, DI QUANTO L’OSSESE DI DEMARTIS SIA MERAVIGLIOSA. 

Mi ero fatto intimamente una promessa quando ho cominciato a scrivere di Sportisola, ossia non occuparmi di allenatori. Ma di fronte a un’urgenza, ho deciso di rompere un patto con i lettori (lo farò ancora, con un suo collega che si chiama Nicola, molto presto). Ho un grande rimpianto: non ho mai scritto di Giacomo Demartis giocatore. Sono arrivato nella Sardegna del calcio nel 2023, proprio quando Giacomo annunciava il ritiro a 39 anni, perdendo per strada la fortuna di scrivere di un personaggio che definirei meraviglioso sotto molti aspetti. Demartis è un superlativo che cammina: amatissimo, rispettatissimo, stimatissimo.

Tutte aggettivazioni che gli appartengono da quando lo ricordo molto piccolo, una sera, a Quartu, alle Vele. Forse facevamo le medie, io e Giacomo, nati nello stesso anno a 44 giorni di distanza e accomunati da un amico d’infanzia, Sergio Aresu, che di Demartis parlava già da bambino come uno che faceva la differenza come pochi.

Ho trascorso circa vent’anni a sentire decantare il suo cognome, le sue gesta, i suoi trascorsi sardi e continentali (metti nome a caso tanto Demartis ha fatto bene ovunque). Giacomo è uno che ha solcato il mare e il campo da calcio posseduto da uno spirito così tignoso e combattivo che lo ha reso uno dei migliori della sua generazione. Sempre impegnato ad essere un numero uno, sempre attento a non sovrapporsi a niente e nessuno, sempre concentrato sul fare del calcio il suo centro e il suo vivere, Giacomo è la fortuna di questa Ossese, che ieri Achilli ha fotografato con la sua maestria, e di cui giustamente un giornalista ha detto una cosa che condivido: l’Ossese è più di un terzo incomodo. Stolti furono infatti coloro che collocarono la guerra della D nell’asse Monastir-Budoni. Perché Demartis le guerre non te le lascia vincere senza entrare in battaglia e combattere un po’. Ed eccola qui l’Ossese di Giacomo, combattiva, rediviva, inattaccabile e non arrendevole. È sua perché c’è il suo logo, il suo marchio, la sua personalità, la sua impronta. È sua perché quando pensi che sia finita, è proprio ora che comincia la risalita. Ieri Alghero ha strappato un pari, e conoscendo Demartis starà lavorando alacremente e pensando per metà alla finale di Coppa che giocherà contro il nostro amico Manunza e per metà ad Iglesias, che ieri ha fermato l’asse-tata Monastir. Voglio scrivere di Giacomo oggi per dirgli grazie: perchè tutte le volte che vedo l’Ossese giocare quel calcio mi ricorda quei pomeriggi post Cagliari delle giovanili, quando servivano le Vele, il Mc Donald’s e il ricordo dei gol, dei 10 e del talento di Demartis. È bello che non cambi niente Giacomo. Meravigliosi erano gli anni del tuo successo, altrettanti saranno quelli dei tuoi traguardi futuri con l’Ossese.

Ph: Carlo Achilli