È una delle prime volte, in cui, conclusa l’intervista, capisco di non avere nessuna intro da scrivere. È talmente bravo a raccontarsi Tahar Ben Amara, che non c’è bisogno di aggiungere alcuna riga. Voglio solo esprimere un pensiero, poco giornalistico e molto personale. Ossia che la passione, l’amore per lo sport, la disciplina, lo stile, che traspare dalle righe che seguiranno, sono il frutto di un’educazione che Ben Amara ha ricevuto da due genitori, che alla persona che scrive queste poche righe, hanno donato molto.
Due insegnanti universitari, anche un po’ di vita, che ricordo con grande affetto.
Leggendo ciò che ci siamo scritti con Tahar nei giorni scorsi, sono tornato indietro di 20 anni, e per questo voglio ringraziarlo ancora.
Si è laureato campione regionale qualche settimana fa. Che obiettivi si è posto per il 2023?
Mi sono laureato campione regionale assoluto di spada in una gara che si è tenuta in casa, al Cus Cagliari, e che quindi ha avuto un sapore ancora più gradevole. Gli obiettivi iniziali che mi ero posto per il 2023 riguardavano la qualificazione ai Campionati Italiani Assoluti, gara riservata ai migliori 100 spadisti d’Italia (che ho ottenuto tramite l’8º e il 18º posto delle due gare nazionali di qualifica), e la promozione in A2 con la squadra di spada maschile, categoria che la scorsa stagione è sfumata per una sola stoccata. Ora che la qualifica agli Italiani individuali è stata ottenuta sogno una gara da podio o da primi 8, essendo ben consapevole che è un obiettivo molto difficile ma essendo anche consapevole delle mie capacità ed esperienza di gara. In ultima battuta, ma non per ordine di importanza, a maggio dovrò difendere anche il titolo di Campione Italiano Master (vinto nel 2018 e nel 2022) in una gara che si svolgerà a Cagliari. Da atleta sarà la mia prima gara nazionale della vita nella città dove sono nato e cresciuto e venderò cara la pelle per conservare il titolo.
Cosa significa essere spadista al Cus? Quante ore si allena? Sei professionista a tempo pieno? Cosa c’è di altro nella tua vita?
Essere spadista al Cus è per me motivo di orgoglio, perché è la stessa palestra che mi ha accolto quando avevo 6 anni, lo stesso ambiente positivo che mi ha permesso di maturare e crescere come uomo prima ancora che come atleta, e lo stesso luogo in cui sono il Maestro degli atleti di tutte le categorie di fioretto e spada da circa 15 anni, insieme ai miei colleghi Maestri tutti cresciuti nella stessa palestra sin da bambini e che quindi hanno un background molto simile al mio, seppur di età diverse. Non mi definisco un professionista, perché nel nostro sport questo termine è riservato ai pochi privilegiati che sono ingaggiati dai gruppi sportivi. Sicuramente posso essere considerato un professionista per il lavoro e la dedizione svolta negli anni per riuscire ad imparare sempre di più e migliorare anno dopo anno, e sicuramente la mia società Cus Cagliari mi è stata tanto d’appoggio nell’investire su di me negli anni, ma poi la realtà è che i migliori d’Italia sono atleti pagati per allenarsi anche 5 ore al giorno ogni giorno e possono dedicarsi interamente a quello, oltre che allo studio nei casi dei più giovani.
Lei oltre ad essere spadista di cosa si occupa?
Insegno educazione fisica nella scuola inglese Chatterbox e non posso dedicare tutto questo tempo agli allenamenti, anche se ho trovato un equilibrio psicofisico che mi sta consentendo di rimanere integro e performante fisicamente anche non allenandomi come potevo fare sino a 4-5 anni fa. Attualmente gli allenamenti in pedana possono essere 2-3 alla settimana, da 60-90 minuti e altri due allenamenti vengono riservati alla preparazione fisica, quando non riesco a svolgere il lavoro fisico cerco di compensare con tante altre attività quotidiane che mi permettano di utilizzare il corpo in maniera attiva, per esempio il non avere l’ascensore nel mio palazzo e i gradini molto alti sono sufficienti per allenarsi anche solo portando casse d’acqua o sacchi di pelle su a casa! Bisogna adattarsi ad ogni situazione nella vita, la scherma mi ha insegnato soprattutto questo.

La spada italiana a Parigi 2024. A un anno e mezzo dall’Olimpiade, in quale condizione versa il movimento in Italia?
Credo che il movimento sia molto ben allineato in vista dell’Olimpiade, sia a livello maschile che a livello femminile. A livello individuale abbiamo qualche punta di diamante che potrà puntare alla medaglia, ossia Andrea Santarelli, Gabriele Cimini, Rossella Fiamingo, Mara Navarria, Federica Isola, ed entrambe le squadre sono competitive per arrivare a Parigi in forma per l’oro. Non sarà facile perché il livello medio è molto alto in tutte le prime 8 squadre del ranking mondiale, ma entrambe le squadre hanno dimostrato di essere in salute ed anche cambiando vari componenti delle squadre i risultati che arrivano sono sempre positivi. Speriamo il trend continui, perché la differenza a questo livello la fa la testa e la concentrazione sull’obiettivo. Ma abbiamo tanta esperienza nei gruppi data dagli atleti già medagliati alle precedenti olimpiadi e ciò non può far che bene anche agli atleti emergenti che non hanno ancora affrontato quel palcoscenico da protagonisti.
La gara che ricorda con più emozione?
Non è assolutamente facile sceglierne solo una. Le gare sono un’emozione costante, positiva o negativa ma una scarica di adrenalina e sensazioni pazzesche. In prima battuta avrei pensato di dire la gara di Doha del 2020, la mia prima gara di Coppa del Mondo, invece ripensandoci nonostante fossi emozionato non sono riuscito a godermela a pieno perché ero molto nervoso e il nervosismo si riversava sulla mia prestazione. Scelgo due gare dove ho pianto alla fine della gara.
La prima è una Coppa Italia nel 2016, appena ho vinto l’incontro che mi garantiva l’accesso ai miei primi Campionati Italiani Assoluti della carriera, pensavo a quanto avevo lavorato per arrivarci, qualche mese dopo la scomparsa di mio padre e al fatto che lui non avesse potuto vedere quel risultato con i suoi occhi, ci tenevo un sacco ma non ho fatto in tempo. Ma sono sicuro che anche se non era presente lui mi avrà visto e sarà stato orgoglioso di me come ha sempre fatto quando ero in pedana.
La seconda è del 2022, quando con la squadra di spada maschile abbiamo perso ai quarti di finale per 45-44 contro il Club Scherma Treviso. L’accesso in semifinale ci avrebbe garantito la promozione in serie A2, una categoria mai assaporata da nessuna squadra sarda nella storia. Sulla carta avremmo dovuto perdere di 15 punti, invece si è creata un’alchimia fantastica tra gli altri 3 componenti della squadra, il nostro tecnico e me e quello che sembrava impossibile sembrava alla portata. Ci siamo arresi di una sola stoccata a 3 secondi dalla fine, ho pianto perché avevo dato tutto, perché tutti i ragazzi avevano dato tutto, e perché era stata un’impresa anche se avevamo perso, ho pianto perché ho assaporato la serie A per tutto il tempo del match, l’ho sentita sulla mia pelle e poi l’ho vista svanire sul più bello. Ma sono anche sicuro che quelle lacrime diventeranno benzina per la gara a squadre di quest’anno, dove riproveremo a confermare la nostra prestazione.
(Photo Credits: Andrea Chiaramida)