Mattia Pipiciello. A Calasetta per un finale di campionato molto equilibrato.

La squadra, per Mattia Pipiciello, è tutto ciò su cui si basa la sua cultura da giocatore di basket. Forse perchè Mattia, svestiti i panni del regista del Calasetta Basket, segue l’educazione allo sport dei più piccoli, che sognano un giorno di essere magari un Pipiciello o un Werlich ed entrare nella storia di questo club che vince e incanta nella serie C Silver di basket regionale:

“Allenare mi piace. Sono arrivato da Olbia a Calasetta da più di quattro anni. E ho iniziato subito ad allenare le squadre del settore giovanile del paese. Il sogno è naturalmente quello di diventare un allenatore di pallacanestro. Dovrò solo capire se nel settore dei bambini, del mini basket o del basket”

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10, 100, 1000 Alessandro Werlich nel basket e nell’azzurro di Calasetta.

Ci sono amori che (non) finiscono. Fanno giri immensi, e poi ritornano. 

Se potessi spiegare Calasetta e il cuore di Alessandro Werlich, che è immenso nei confronti di una delle isole più belle del mondo (oggi concedetecelo), con una canzone, userei questa frase di Antonello Venditti. La storia di Alessandro nel basket calasettano parte da un’apparente punizione, che si trasforma in opportunità e che alla fine diventa un’occasione di rinascita e vita:

“Sono onesto. All’inizio è stata una scelta quasi obbligata. Nel senso che io ero contrarissimo al venire in Sardegna, dopo anni di B non volevo scendere di categoria, perché la vedevo come una sconfitta. In Sardegna non ero mai stato, quindi dicevo “cosa vado a fare?”. Arrivavo da un anno in Molise e in più un altro anno in Sardegna, in un’isola. Al mio procuratore ho detto “chi me lo fa fare?”. Lui ha insistito dicendomi che era una bella opportunità, che la società era ambiziosa e che era un bel progetto”

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