Nel gioco del calcio e non solo, il dodicesimo uomo può avere vari ruoli. Non importa se ad ogni allenamento, ad ogni incontro, ad ogni primo tempo, potrà e dovrà essere a disposizione. Ho scelto di intervistare Daniel Anedda, centrocampista del Sant’Elena Q.C.U., perché le storie migliori non arrivano solo da chi in campo presenzia ogni domenica, ma anche da chi il campo lo vive (purtroppo) da fuori, ma lo vive. E non è un obbligo, ma è una scelta. Per chi non conoscesse la sua storia, che non è la sola, Daniel arriva al Sant’Elena dalla Promozione con l’entusiasmo di chi pensa di giocarsi un anno importante. Ma il crociato si rompe, Anedda finisce la stagione poco dopo averla cominciata e il suo destino è quello di attendere il prossimo anno per poter ricominciare:
“Non è mai facile guardare i tuoi compagni di squadra fuori dal rettangolo di gioco senza poter contribuire fisicamente, partita dopo partita. Nonostante l’infortunio, che mi terrà fuori ancora per molto tempo, cerco, salvo problemi con il lavoro di essere sempre presente agli allenamenti, alle partite e alle trasferte”
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