10, 100, 1000 Alessandro Werlich nel basket e nell’azzurro di Calasetta.

Ci sono amori che (non) finiscono. Fanno giri immensi, e poi ritornano. 

Se potessi spiegare Calasetta e il cuore di Alessandro Werlich, che è immenso nei confronti di una delle isole più belle del mondo (oggi concedetecelo), con una canzone, userei questa frase di Antonello Venditti. La storia di Alessandro nel basket calasettano parte da un’apparente punizione, che si trasforma in opportunità e che alla fine diventa un’occasione di rinascita e vita:

“Sono onesto. All’inizio è stata una scelta quasi obbligata. Nel senso che io ero contrarissimo al venire in Sardegna, dopo anni di B non volevo scendere di categoria, perché la vedevo come una sconfitta. In Sardegna non ero mai stato, quindi dicevo “cosa vado a fare?”. Arrivavo da un anno in Molise e in più un altro anno in Sardegna, in un’isola. Al mio procuratore ho detto “chi me lo fa fare?”. Lui ha insistito dicendomi che era una bella opportunità, che la società era ambiziosa e che era un bel progetto”

Si è lasciato convincere?

“È stata la scelta più giusta che potessi prendere. Quando ho messo piede a Calasetta per la prima volta ho pensato fossi arrivato in Paradiso. Mi sono innamorato di tutto dal primo giorno. Ho trovato un ambiente bellissimo, sia dal punto di vista sportivo, perché la squadra e la società sono come una famiglia. 

Dopo due anni ho avuto un’opportunità ed è andato via.

“Poi sono tornato dopo due stagioni sfortunate. Avevo iniziato in A2 a Cagliari, poi sono passato ad Agropoli, dove dovevamo vincere il campionato, così come a Scauri, ma la società e il progetto non si sono rivelati vincenti. Sempre in quegli anni ho avuto un infortunio alla caviglia, quindi ad certo punto mi sono guardato attorno e ho scelto di tornare a casa. Perché Calasetta per me è esattamente quella parola lì”

Parliamo del presente di Calasetta Basket.

“È una stagione un po’ particolare, nel senso che siamo partiti con l’obietivo di far crescere i giovani del posto, basandoci sull’esperienza mia, di Barreiro, il nostro argentino e di Pipiciello che arriva da Olbia, ma ormai anche lui è di casa a Calasetta. Su questa ossatura, vogliamo sviluppare la Calasetta del futuro e per ora sta andando meglio del previsto”

Terzo posto provvisorio. Lei dice “abbiamo obiettivi ma non ci siamo dati obiettivi”.

“(ride n.d.r.) Esatto. Certamente vogliamo fare il meglio possibile e nonostante il fatto che i ragazzi più giovani debbano fare esperienza, non ci siamo preclusi nulla. Vorremo portare Calasetta il più in alto possibile”

Werlich al di fuori del campo. È vero che a Calasetta ha scelto di sviluppare delle opportunità imprenditoriali.

“Verissimo. La mia famiglia è venuta spesso a trovarmi, e quindi abbiamo deciso di comprare casa qui. Io ho iniziato a gestire delle case vacanza e quest’estate aprirò con un mio compagno di squadra un’attività estiva”

Di cosa si tratta? 

“Con Yael Barreiro abbiamo acquistato un Ape e faremo degli aperitivi itineranti in giro per l’isola di Calasetta. È un’idea inedita che speriamo piaccia a tutti, turisti e calasettani!”

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