Il momento di Marco Sartirani al Cus Cagliari.

Ph: Andrea Chiaramida

Apparentemente timido fuori dal campo, o almeno, con gli addetti ai lavori, per giudicare appieno il personaggio di Marco Sartirani, basta guardarlo all’interno del campo. È lì che Marco viene fuori per quello che è: indomito, passionale, oltre impavido nel mostrare tutto il suo repertorio pallavolistico, frutto di annate in cui ha saputo conquistare e conquistarsi tanto. Il forte centrale del Cus Cagliari commenta il derby contro Sarroch, andato in onda sabato scorso, e che ai cagliaritani ha offerto una lezione importante da portarsi nel proprio bagaglio dei ricordi e dell’esperienza:

“Secondo me è stata una partita bella da vedere per gli appassionati, proprio perché molto tirata. Per quanto riguarda noi giocatori, dall’interno ti posso dire che è stata una partita molto utile per imparare a gestirsi, sia fisicamente che a livello mentale, per gestire al meglio le emozioni e l’adrenalina. Credo che gare così siano di grande supporto per gestire certe situazioni, che secondo me non si possono allenare se non vivendole in campo, per esempio nei momenti clou del set”

Il Cus ha risalito la classifica e oggi occupa il secondo posto del girone. Cosa si può chiedere a questo campionato a 9 giornate dalla conclusione?

“Questo campionato è ancora lungo. Noi ovviamente faremo di tutto per cercare di mantenere la posizione, anche se subito dietro di noi ci sono appaiate almeno due o tre formazioni attrezzate e motivate per cercare un posto anche loro tra le prime due.  Per ciò che riguarda il discorso play off, sono le partite più sentite, che mi sono rimaste nel cuore e nei ricordi anche dopo anni. Mi piacerebbe raggiungerli qua a Cagliari, anche e soprattutto per i giovani e per chi non li ha mai fatti, perché se lo meriterebbero”

Foto Andrea Chiaramida

La tua storia sarda dura da ormai tre anni. È una storia destinata a proseguire?

“È la prima volta che rimango lontano da casa per un tempo così lungo. È segno che qui io abbia trovato un bellissimo mondo del quale fare parte. Inizialmente sono uno che studia un po’ il contesto prima di lasciarmi andare. Qui ci ho messo molto poco ad ambientarmi. Credo che un giocatore dia il massimo, quando si sente perfettamente in armonia con l’ambiente di cui fa parte. Io a Cagliari mi sento esattamente così…”

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