MATTIA UNDERDOG DE VIVO. UNA QUESTIONE CHIAMATA SALVEZZA.

Guardo l’orologio. La mezzanotte è passata da un po’. Forse dobbiamo chiudere, ma noi volevamo fà gli americani, ma siamo nati in Italy, e quindi io e Mattia De Vivo ci salutiamo perché lui non è più in New Jearsey e io sono a poche decine di chilometri da lui. Capisco che c’è un mondo dentro Mattia, ed è un campo minato. Un ventitreenne che affronta il calcio con la mentalità dell’underdog, anche se in fondo poi domenica lo vedi in campo e ti sembra tuo fratello più piccolo. Uno che mischia le carte, sovverte i pronostici. Un ragazzo di Foggia che sbanca in primavera, poi va in America a giocare, arriva la pandemia, sembra (ripeto, sembra) che in Italia debba ripartire da zero e allora gioca il calcio più duro, quello meno americano, fatto di Campobasso o Melfi. Patrie del pallone in cui, diciamocela tutta, o sei De Vivo o non reggi. O giochi con il coltello tra i denti la domenica o il tifoso fa fatica a salutarti in mezzo alla strada, per essere diplomatici. Poi arriviamo noi, minerari che ci innamoriamo sempre di chi decide di mettersi “a disposizione”, espressione che Mattia mi ripete da un po’ di settimane che ci conosciamo.

Perché il calcio per lui è piacere, ma soprattutto dovere, e a Carbonia lui ci è arrivato col grande progetto di mettersi a disposizione, appunto, ma in prima linea con quei soldati che prima di gennaio avevano disperatamente cominciato a lottare per una salvezza, e che ora anche con Mattia, vogliono ottenere quella parola che ronza nella testa di De Vivo e non lo fa dormire la notte:

“Ma io sono da sempre così. Io per il calcio non ci dormo la notte. Ho scelto questa strada e per me rappresenta tutto. Ho cominciato a giocare a Foggia, e in Puglia il calcio è un po’ più rigido, soprattutto nelle categorie inferiori. È mors tua vita mea, se vogliamo dirla tutta, perché è sopravvivenza, è non guardare in faccia nessuno, è salvarsi ogni domenica”

Qui cosa ha trovato?

“Una serenità che non avevo provato. Sono rimasto colpito da una cosa, che può far sorridere, perché da noi non esiste, ossia il terzo tempo. Le prime volte non credevo ai miei occhi quando giocatori delle due squadre, penso anche al derby contro l’Iglesias, si ritrovano a bere una birretta assieme e a mangiare un panino nel dopopartita. L’atmosfera che c’è in Puglia nei derby è diversa, è una vera guerra. Quindi sono rimasto molto colpito e se devo essere onesto, mi sto ancora abituando, però sto molto bene. Si sta rivelando una bella esperienza”

Non dorme la notte pensando alla salvezza?

“Abbiamo bisogno di punti, quindi ad esempio anche domenica, nonostante i tre punti, avevo l’amaro in bocca perché non abbiamo ancora ottenuto ciò che vogliamo, ma lo vogliamo con tutte le nostre forze”

Cosa sta venendo fuori che le piace?

“Il gruppo. Non è stato facile far uscire certe emozioni negative o vivere dei periodi in cui i risultati non arrivano, ma nell’ultimo mese con Diego abbiamo lavorato molto sul far uscire tutto e ritrovare il meglio di ognuno di noi. Credo tutti siano contenti del lavoro fatto da Mingioni e dal suo staff, che è arrivato qui sposando un progetto umano importante e gestendo dei momenti difficili. Ho apprezzato anche il gruppo perché siamo stati bravi a stare in silenzio da un certo momento in poi e lavorare”

Vedendovi da qualche domenica, la sensazione è che questo non sia un gruppo da zona playout.

“Se venisse a vederci in settimana lei direbbe che questa è una squadra da playoff, non da playout. Diamo tutti agli allenamenti e crediamo molto in ciò che stiamo facendo”

Mattia De Vivo (Ph.Fabio Murru)

A ventitré anni ha l’aria di chi ha vissuto sulle montagne russe.

“Credo di avere un buon bagaglio calcistico. Non sono pienamente soddisfatto di alcune scelte fatte, come quella di andare in America, ma con l’allenatore di Nocera ho scelto di buttarmi in questa avventura. Il problema che tornando in Italia rischi poi di vederti passare dei treni in cui magari se fossi rimasto, avrei potuto salire senza particolari problemi. Sono andato a farmi le ossa in alcuni campionati e piazze dove si sente tanta adrenalina, come Milazzo e Campobasso e ora ho tanta voglia di rivincita e di risalire la china”

Però il terzo tempo in Sardegna lo rimarrebbe a fare anche nei prossimi anni?

“Non ho ancora tirato le somme. Ma la Sardegna mi sta piacendo tanto”

Obiettivo di Mattia da qui ai prossimi anni?

“La serie D”

La salvezza del Carbonia?

“Quella è l’obiettivo di quest’anno”