Ricominciare sognando a Sarroch. Alberto Di Silvestre si racconta.

C’è un punto di questa chiacchierata con Alberto Di Silvestre, in cui mi rendo conto che colui che mi trovo davanti ha appena ventidue anni. È una considerazione che affascina, forse impaurisce. Ma certamente crea tra me e lui un’empatia con la quale ponderiamo assieme i contenuti e le parole di un’intervista che si rivela dal primo minuto molto intima e sincera. Di Alberto mi sono occupato già una volta, in un passato non troppo lontano. Quando Di Silvestre vinceva sulla sabbia, ed era capace di non incantare solo me, con quegli occhi severi e quello sguardo infatuato del beach volley. Incantava il mondo del beach con il suo gioco, i suoi 18 anni, le sue ambizioni:

“Una pagina durata sei anni, che poi si è interrotta e mi ha dato modo di fare tesoro delle delusioni, delle aspettative e dei sogni che avevo per provare a ricominciare. La pallavolo è arrivata dopo, forse all’inizio è stata un ripiego, poi pian piano è diventata il mio presente, il mio rifugio”

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Francesco Sideri. La profondità di un silenzio e il sogno di portare Sarroch lontano.

Riascoltando alcuni passaggi dell’intervista fatta a Francesco Sideri, mi rendo conto che forse, esercitando fino al midollo la professione di giornalista, io abbia esercitato la figura dell’ariete, che cerca di solcare e scavalcare un muro col quale giustamente Francesco ha scelto di proteggere le sue emozioni. L’ho fatto perché il mondo che gli abita dentro mi ha affascinato molto, fatto di silenzi, di respiri profondi a cui talvolta ha scelto di abbandonarsi. Sideri è una speranza, anche solo per la risposta così decisa, così sicura di sé, con cui giustifica il suo ritorno in Sardegna:

“Sicuramente ci sono delle vicissitudini personali che mi hanno portato a questa scelta. Ma anche l’ambizione di scrivere una pagina nuova assieme a Sarroch”

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Andrea Durante e Simone Calarco. La strana coppia del Cus Cagliari.

Chiamateli la strana coppia, la coppia che scoppia, o come vi pare. Sicuramente vederli assieme è ormai diventata una questione di abitudine sia in campo che nei dopopartita cagliaritani. Simone Calarco e Andrea Durante sono un po’ l’anima rock, la scanzonatura del Cus Cagliari. Il primo è un neoacquisto di assoluto valore, il secondo è una parentesi nostalgica che accompagna gli anni migliori del Cagliari e della serie B. 

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Fabio Marcetti. Ventitré primavere olbiesi a suon di volley

(foto di Sara Petagna)

L’attaccamento alla maglia, l’appartenenza, la ricerca di un’identità ben precisa e connotata nello sport è cosa rara. Fabio Marcetti, infatti, è merce rara nel mondo della pallavolo. Raccontare Fabio significa immergersi in un viaggio che lunga da 23 lunghe primavere, e nel quale un ragazzo destinato ad altre discipline, un giorno entra al Pala Deiana di Olbia, a 13 anni e indossa una maglia biancorossa, innamorandosene e innamorandosi anche nella pallavolo:

“Non andrei mai via da questa società. Capisco molto bene le storie come quella di Paolo Maldini, che è nato calcisticamente in una società e nella quale ha deciso di compiere l’intero ciclo della sua carriera. Anche per me andrà così. Ci sono stati anni in cui mi è stato chiesto, magari di salire di categoria e andare altrove, ma non sono capace. Io questa maglia, questa società, questa squadra ce l’ho tatuata nel DNA”

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