La voce di Alice Barbagallo è quella di chi, nonostante la stagione dell’Hermaea Olbia si sia conclusa da qualche giorno, porta, nella lunga strada che la separa dalla sua amatissima Siracusa, il ricordo di un bellissimo periodo:
“La vera fortuna del periodo trascorso qui a Olbia è stata la bellezza delle persone che ho conosciuto. Avevo già giocato a Olbia cinque anni fa, e mi ero già trovata molto bene. Ho ritrovato molte delle persone che con la loro bontà d’animo e la loro disponibilità mi hanno fatto sentire a casa sin dal primo giorno. È stata una stagione che non dimenticherò”
Gli obiettivi di inizio anno sono stati raggiunti?
“Siamo riuscite ad arrivare alla pool promozione, ed è stato un obiettivo importante. A livello personale per me doveva essere un anno di crescita e così è stato. La squadra ha saputo trovare, a livello di approccio alla gara, un crescendo importante. Siamo riuscite a risalire da alcune situazioni e questo ci ha permesso di fare una seconda parte di stagione migliore della prima”
Da fuori si aveva l’impressione di trovarsi davanti una squadra di amiche che giocano a pallavolo.
“Beh, l’atmosfera era quella di un gruppo che nelle diversità di ognuna ha trovato una chiave di lettura. Affettivamente sono rimasta legata ad ognuna di loro. Per me è stato uno stimolo avere la possibilità di vedere due campionesse come Bulaich, un’argentina instancabile, passionale, con un gioco spumeggiante e la Miilen. Lei mi ha fatto capire cosa significa il concetto di dedizione al lavoro”

So che la Bulaich l’ha paragonata ad un calciatore.
“È la Javier Zanetti della pallavolo. Talento puro e un modo di essere atleta incredibile”
Un commento sul campionato. Roma era di una categoria superiore.
“Hanno perso una gara in tutto il campionato. Davvero un gruppo affiatato e una modalità di gioco bellissima. Noi siamo riuscite a strappare un set, giocando con un buon ritmo. Ma erano davvero di un’altra categoria, rispetto alle altre formazioni”
La testa è già alla prossima stagione?
“Ho detto al mio procuratore di non farsi sentire per almeno dieci giorni. Quando arriva la fine della stagione, io ho bisogno di prendermi un periodo fatto di casa, affetti e di stacco. Il volley per me è sicuramente un lavoro, ma è soprattutto un gioco. Non ho l’ansia di dove arriverò, tantopiù sento la pressione da parte della mia famiglia relativamente ai risultati che potrò conseguire. Più avanti penseremo al prossimo anno”
Anni di gavetta in A2. Alla serie A1 ci pensa?
“Sì, ma senza che sia un’ossessione. Magari un anno da secondo in A1 potrei tentarlo nel breve termine. Così come potrei continuare in A2 o scendere in serie B per disputare una bella promozione, magari avvicinandomi a casa. Non riesco a precludermi nulla. So dove posso arrivare con lucidità, ma sono consapevole che questo non è il mio unico piano nella vita”

Una laurea in economia l’ha già messa in tasca.
“Sì, completare gli studi era un qualcosa a cui tenevo. Mi sono laureata in una facoltà che poteva darmi più sbocchi. Ma non mi chieda cosa voglio fare da grande, perché ancora non lo so (ride n.d.r.). Devo capire se sono tagliata per una vita d’ufficio. Da bambina sognavo di lavorare in banca, poi però la pallavolo ha rimesso in discussione tutto!”