Francesco Sideri. La profondità di un silenzio e il sogno di portare Sarroch lontano.

Riascoltando alcuni passaggi dell’intervista fatta a Francesco Sideri, mi rendo conto che forse, esercitando fino al midollo la professione di giornalista, io abbia esercitato la figura dell’ariete, che cerca di solcare e scavalcare un muro col quale giustamente Francesco ha scelto di proteggere le sue emozioni. L’ho fatto perché il mondo che gli abita dentro mi ha affascinato molto, fatto di silenzi, di respiri profondi a cui talvolta ha scelto di abbandonarsi. Sideri è una speranza, anche solo per la risposta così decisa, così sicura di sé, con cui giustifica il suo ritorno in Sardegna:

“Sicuramente ci sono delle vicissitudini personali che mi hanno portato a questa scelta. Ma anche l’ambizione di scrivere una pagina nuova assieme a Sarroch”

Riportare la Sardegna in serie A?

“Nella mia testa il disegno è questo. Mi piacerebbe moltissimo, perché credo che lo meriti. Trovo ingiusto che la Sardegna non abbia più una formazione maschile in serie A, e trovo che spesso si siano perse delle occasioni per fare sì che si costruisse anche una generazione di giovani che potesse rappresentarla nelle massime serie”

Che sensazioni ha avuto dopo le prime giornate?

“Mi rendo conto che sia prematuro parlarne perché sono passate solo pochissime giornate. Questo è un campionato che alla lunga può consumarti, vista la lunghezza e vista la fase due che termina ben oltre i campionati superiori. Però la sensazione è che siamo una buona formazione e che in questo campionato possiamo dire la nostra. Certo, non è facile, anche perché le squadre attrezzate ci sono. Ma noi lo siamo altrettanto”

La sua storia ha moltissima serie A alle spalle. Posso chiederle l’anno più importante o quello in cui ha riempito più il suo bagaglio di esperienza?

“L’anno di Gioia del Colle. Fu l’ultimo anno prima dell’istituzione della nuova A3 e ci salvammo grazie a un impegno che arrivò da parte di tutta la squadra. Ho dato tutto in quell’anno, nonostante non abbia vissuto dei momenti semplici dal punto di vista delle scelte tecniche. Venirne fuori a livello personale mi ha fatto crescere parecchio”

La sua pallavolo è emozionale. Passionale oserei dire.

“Dentro la parola passione ci può essere tutto. E forse sì, c’è molto di me. C’è sicuramente il sacrificio, il desiderio di affermazione, l’impegno, ma anche il carico che metto nelle gare. Nessuno dice mai quanto ad esempio il lavoro fatto indipendentemente da chi scende in campo la domenica, sia paritario tra quelli che giocano e quelli che magari non trovano spazio. Io ho giocato più in alcuni anni e meno in altri. Ma ciò che ho dato è esattamente nella stessa misura”

La pallavolo per Francesco è stata più gioia o dolore?

“Un rapporto cinquanta e cinquanta. Sicuramente sono sentimenti che ho vissuto in tutte le annate della mia carriera. Ho imparato a convivere con entrambe le sensazioni e ora le vivo questo sport in maniera molto più serena”

Mi dice cosa significa per lei la Sardegna?

“È casa. È affetto. Amore, odio. È un insieme di cose”

L’amore di ritrovarla. L’odio forse di dover andare via?

“Se vuoi fare questo mestiere, puntando in alto, questa scelta devi ancora farla. Non è stato semplice ed è stato importante andare via perché le esperienze che mi hanno regalato anni come quelli di Cuneo o Roma, solo per citarne due, sono state importanti e impagabili”

La sua pagina Instagram è atipica rispetto a quella di uno sportivo tipo. Cosa significa essere un inguaribile dinosauro romantico?

“Quella è una frase per prendermi un po’ in giro. Sono più alto della media e quindi l’origine della parola dinosauro si spiega così. Il resto è semplice. Posso apparire duro ed enigmatico, ma alla fine ho un cuore e sono molto romantico”

Ci sono molte fotografie legate all’arte.

“Raccontano un po’ di passioni, di momenti, e forse raccontano un po’ quello che sono. Ossia una persona che genera sempre sentimenti contrastanti. Posso piacere, come non piacere. Ma a me è sempre stato bene così. Sicuramente non ho mai voluto compiacere nessuno”

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