Marco Sartor. Quando il calcio sardo habla argentino.

Ogni volta, diceva Borges, che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio. A quelle pagine, così fitte, così magiche, tanto quanto lo è l’Argentina del calcio, appartiene la storia di Marcos Sartor, la punta che fa sognare Arzachena e della quale la Sardegna, da ormai molti anni ha finito per innamorarsi:

“È un amore ricambiato. La Sardegna è una terra magica, della quale mi sono innamorato. Penso a come è iniziata, a Budoni, ormai molti anni fa e a come è proseguita, toccando molti posti che mi sono rimasti nel cuore, fino ad arrivare qui ad Arzachena, dove ho avuto la possibilità di poter essere riconfermato e con la quale voglio scrivere una parte importante della mia carriera”

Iniziamo da come è nato questo amore.

“Arrivai in Italia per giocare nella primavera della Sampdoria. Non mi ambientai particolarmente, mi pesava il non sapere la lingua, e mi mancava casa. Decisi di provare con la Spagna, linguisticamente più affine. Ma sentivo che la mia storia con l’Italia doveva essere scritta. Arrivò la proposta di Budoni in Eccellenza. Dissi a mio padre che dovevo provarci. Dopo tre mesi in Sardegna, capii che non sarei più andato via”

Di cosa si è innamorato?

“Della gente, dei sardi in primis. Persone che ti fanno sentire a casa, che sono capaci di accoglierti e di volerti bene. Gente per cui la famiglia è un valore, così come per noi argentini”

La sua è riuscita a venire in Sardegna? 

“È stato un momento magico, proprio quest’estate sono riusciti a venire qui e a stare con me per un periodo. Si sono innamorati anche loro, così come hanno capito subito il perché questi luoghi mi siano rientrati nel mio cuore”

Mi dica invece cosa ha portato lei dall’Argentina.

“(ride n.d.r.) Se ci riferiamo alle tradizioni e alla ritualità, direi che il mate per me è irrinunciabile. Così come l’asado che ogni tanto organizziamo con i compagni di squadra. Cristian Sosa, da buon uruguaiano fa un’ottima grigliata. Anche io non me la cavo male. In generale, sono momenti di convivialità che a noi sudamericani piace creare”

Ad Arzachena la squadra funziona.

“Si, sono molto contento di come è iniziata la stagione per noi e di come sono riuscito a dare il mio contributo alla squadra in questa prima parte del girone di andata. Quando ho saputo della riconferma, ho iniziato a lavorare duramente per arrivare pronto all’inizio della stagione. Tengo molto a fare sì che questa stagione sia meglio anche della precedente”

Dicono sia uno metodico.

“Sono molto focalizzato sul calcio. Mi piace dedicare il giusto tempo agli allenamenti e alla palestra, perché per arrivare alla costanza delle prestazioni il lavoro da fare è tanto. Le gare da disputare sono tante, non c’è tempo per le distrazioni”

Squadre che l’hanno impressionata?

“Sorrento e Casertana hanno sicuramente un ottimo organico. Anche la Lupa Frascati vedendoli in campo mi hanno dato l’impressione di una squadra che può fare molto bene. Poi certo, ci sono le sarde che per noi sono sempre delle avversarie toste”

I derby isolani li sente particolarmente?

“Per me ogni gara è un derby! Questo è il mio spirito. Non ci sono partite da prendere sottogamba o partite meno importanti. Io so che ogni domenica giocherò una finale e proprio per questo devo disputarle come se fossero delle finali”

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